Alla scoperta di Spazi Rinati

Quattro collezionisti privati italiani rendono fruibili le proprie opere al pubblico, allestendole all’interno di palazzi d’epoca di notevole interesse culturale.

Si è da poco conclusa la rassegna Spazi Rinati. Collezionare l’Antico | Installare il contemporaneo che ha visto come protagonisti la Fondazione Federico Zeri di Bologna, ospitata dalla Fondazione Luigi Rovati di Milano, su temi dedicati al recupero dell’antico, messo in relazione con collezioni di opere d’arte sia antica che contemporanea.

Per approfondire questo interessante argomento, Marcello Calogero, ricercatore dell’Università di Bologna, ha invitato quattro collezionisti privati italiani che si sono cimentati esattamente in questa operazione: rendere fruibili le proprie opere al pubblico, allestendole all’interno di palazzi d’epoca di notevole interesse culturale.

Partendo dalla stessa comune domanda “collezionare l’antico e installare il contemporaneo”, si sono profilate interessanti risposte con chiare identità ed obiettivi per ciascuna delle realtà presentate.

Andiamole a scoprire insieme.

Palazzo Butera, Palermo – 29 novembre 2023
Claudio Gulli e Francesco Guzzetti

Nulla decora, tutto costruisce

Palazzo Butera viene acquistato nel 2016 dai collezionisti d’arte Massimo e Francesca Valsecchi. Sito nel quartiere della Kalsa, il palazzo fa da cerniera tra la città di Palermo e il mare, restituendo così il litorale marittimo ai suoi cittadini.

Collante culturale della zona, Palazzo Butera si pone l’obiettivo di far recuperare alla città palermitana una centralità scientifica nel panorama istituzionale siciliano ed europeo; per questo motivo il proprietario ha istituito una scuola delle Arti e dei Mestieri e ha acquisito il palazzo adiacente, Palazzo Piraino, con lo scopo di ospitare studiosi provenienti da tutta Europa, creando uno spazio di scambio e di dibattito attivo e vivo.

Massimo Valsecchi ha ristrutturato e arricchito il Palazzo con opere d’arte antica e contemporanea in modo nuovo e intelligente, facendo di necessità virtù: dove non arriva il restauro subentra – in aiuto – l’artista che, con un’opera site-specific, rimodella l’ambiente. Il proprietario si è avvalso dell’aiuto e dell’abilità artigianale della gente del luogo, che in soli quattro anni ha contribuito a completare una portentosa ristrutturazione guidata dalla sapiente supervisione dall’architetto milanese Giovanni Cappelletti, il quale si è votato totalmente alla causa. Frutto di un lavoro corale, Palazzo Butera rilancia se stesso, dopo anni di abbandono, con una veste del tutto nuova, quella della fruizione pubblica che utilizza storia, arte e scienza come catalizzatori sociali.

Qualche dato: il Palazzo si estende per oltre 9 mila metri quadri, di cui 5 mila accessibili al pubblico. All’interno di 30 sale sono ospitate oltre 1500 opere d’arte, numero destinato a crescere per volere dei proprietari che intendono espandere la propria collezione che è frutto di ricerca e di studio: il motore del futuro.

Palazzo Bentivoglio, Bologna – 22 novembre 2023
Tommaso Pasquali, Stefano Cagol e Alberto Vacchi

Locale non fa rima con provinciale

In via delle Belle Arti a Bologna si trova Palazzo Bentivoglio, un luogo particolare a metà tra residenza privata e collezione d’arte aperta al pubblico.
Il palazzo cinquecentesco, fatto costruire dopo la distruzione del primo Palazzo Bentivoglio – raso al suolo dalla furia popolare agli inizi del Cinquecento – è stato tramandato di generazione in generazione, fino agli anni Quaranta del Novecento, per poi essere recentemente acquistato dai collezionisti d’arte Alberto Vacchi e Gaia Rossi.
La coppia ha deciso di creare una sorta di casa condivisa che sia a un tempo abitazione e luogo di condivisione e fruizione collettiva. Il Palazzo, infatti, nasce su desiderio dei proprietari con logica multidisciplinare volta ad aprirsi il più possibile al contesto culturale locale facendo così accedere alla collezione privata un pubblico sempre più ampio.

Il curatore, Tommaso Pasquali, spiega la nascita del progetto e la decisone di partire da un nucleo di opere d’arte antica che rispecchi la cultura artistica bolognese. Locale non è in questo caso sinonimo di provinciale, bensì rappresenta una scelta precisa, che si prefigge l’obiettivo di rappresentare, con una narrazione fatta non solo di primi attori, gli artisti del posto che hanno vissuto e operato a Bologna tra Rinascimento e Barocco. Con le opere di Niccolò dell’Arca, Lionello Spada o Guido Reni dialogano allestimenti contemporanei di artisti/e di fama internazionale: si pensi ad esempio alle installazioni di Ulla von Brandenburg che attraverso l’utilizzo di drappi rossi recupera la teatralità barocca del Seicento bolognese; o ancora all’estetica rococò degli ambienti fine Settecento del Palazzo che si sposano perfettamente con la scultura site-specific di Sissi, un’opera in ceramica smaltata che ripropone motivi ossei ed elementi naturali simili alle incrostazioni rocaille; infine, pensiamo all’Erma di Ontani che dialoga con gli affreschi di Felice Giani, pittore del neoclassicismo bolognese.

La sfida che viene posta al curatore e ai collezionisti è quella di far convivere nello stesso ambiente antico e contemporaneo in modo coerente e convincente. Le sale devono essere pensate con una mentalità fluida poiché il progetto è costantemente in fieri: cresce e si evolve in base all’entrata di nuove opere d’arte in collezione. L’obiettivo corale diventa dunque quello di trovare e sperimentare un nuovo canone estetico, percorrendo sentieri ancora poco battuti dalla museografia contemporanea.

Il Palazzo è dotato anche di spazi per le mostre e spazi espositivi che si affacciano sulla strada (Garage Bentivoglio) per portare alcuni pezzi della collezione fuori dalle mura del Palazzo e coinvolgere ulteriormente la città.

Palazzo Maffei, Verona – 14 novembre 2023
Vanessa Carlon e Gabriella Belli

L’arte è sempre contemporanea a Palazzo Maffei

Nel cuore vivace di Verona, ad incorniciare piazza delle Erbe, si trova Palazzo Maffei con la sua magnifica facciata animata da bizzarrie barocche e recentemente restaurata dalla famiglia Carlon che ha acquistato il palazzo, donandogli nuova luce. La Casa Museo dell’imprenditore veronese Luigi Carlon apre le sue porte al pubblico nel 2020 e propone un percorso eclettico che rispecchia gli interessi caleidoscopici del collezionista.

Lo spazio espositivo è stato allestito cercando di mantenere l’aura intima dell’abitazione privata: un luogo che fa provare al visitatore le stesse sensazioni del collezionista che rientra nella propria dimora a seguito di una lunga giornata di lavoro e si sente immediatamente a suo agio. L’obiettivo principale che si è posta la curatrice dell’intero progetto, Gabriella Belli, coadiuvata dallo studio Baldessari e Baldessari, è stato proprio quello di rappresentare fedelmente lo spirito del collezionista: una raccolta ricca ed eterogenea che spazia dall’antichità ai giorni nostri e trova collocazione sulle pareti del palazzo secondo un ordine eclettico e suggestivo, a metà tra la dimora privata e la Wunderkammer. La seconda parte del Palazzo è dedicata al Novecento e alla passione per l’arte contemporanea del collezionista e imprenditore Luigi Carlon che ha messo insieme pezzi di primo rilievo e grandi nomi del panorama internazionale.

Dinamicità è la parola d’ordine della Casa Museo Palazzo Maffei di Verona, che con spirito propositivo anima l’attività culturale cittadina dialogando con le principali istituzioni della città, come, ad esempio, l’Università degli Studi di Verona o il Teatro Stabile. Proprio con quest’ultima realtà, la Casa Museo ha attivato l’iniziativa ME TIME – UNA STANZA TUTTA PER SE’ un’esperienza che unisce musica e danza all’interno delle sale del museo e immerge lo spettatore all’interno di un paesaggio sonoro avvicinandolo intimamente al contesto e alle singole opere.

Fondazione Luigi Rovati, Milano – 8 novembre 2023
Monica Loffredo

Svelare l’antico, interrogandosi sul contemporaneo

Lungo Corso Venezia, nel quartiere che include i più importanti musei milanesi, si affaccia il Palazzo che ospita la collezione d’arte etrusca e contemporanea della Fondazione Luigi Rovati.

Chi era Luigi Rovati?

Luigi Rovati è stato un medico, ricercatore e imprenditore farmaceutico, ma anche grande amante dell’arte, della storia e dei legami che le uniscono. La Fondazione, aperta al pubblico nel 2022, si ispira ai valori del professor Rovati, basandosi in particolare sulla ricerca, aspetto fondamentale che si applica a tutte le discipline, sia artistiche che scientifiche. La Fondazione nasce all’interno della storia imprenditoriale della famiglia Rovati che ha da sempre unito l’impresa con l’arte, supportandola in varie maniere. Inoltre, Giovanna Forlanelli Rovati, Presidente della Fondazione, ha fondato nel 2005 una casa editrice, la Johan & Levi Editore, specializzata in saggistica d’arte e biografia d’artisti.

Il Palazzo

Il Palazzo sito in Corso Venezia nasce come residenza di fine Ottocento. Appartenuto prima alla famiglia Bocconi e ai Rizzoli poi, il Palazzo ha dovuto rispondere all’esigenza di essere trasformato in museo, per questo motivo la famiglia Rovati, coadiuvata dall’architetto Mario Cucinella, ha dovuto ampliarne la superficie, introducendo un piano ipogeo che ospitasse parte della collezione permanente.

Il Palazzo risulta quindi strutturato su più piani: al primo piano, o piano nobile, troviamo una zona restaurata e non un rinnovo completo, poiché si è deciso di preservarne la dimensione privata. In questi spazi trovano collocazione opere site-specific realizzate da artisti contemporanei, alternate ad opere di serialità etrusca. Al -1 troviamo la sala ipogea realizzata dall’architetto Mario Cucinella, che ospita le grandi tematiche dell’arte etrusca, come il sacro, le città e l’oreficeria. L’allestimento costituisce il momento di massima estetizzazione della collezione e, difatti, per compiere questa operazione l’architetto Cucinella si è ispirato non solo al mondo etrusco, ma anche a quello contemporaneo (si pensi alla cripta di Albini a Genova), dotando la sala di ventiquattromila conci di pietra forte fiorentina. Il padiglione esterno, infine, è uno spazio sempre gratuito, che mira a diventare un luogo di socialità indipendentemente dalla visita museale.

Le mostre – Continuo riallestimento del permanente

Ogni mostra ha due genesi e due padri: da una parte i curatori e dall’altra la Fondazione che conosce i propri spazi. Ogni progetto curatoriale deve quindi dialogare con la collezione permanente. La mostra è un momento di riflessione che cambia l’aspetto al museo da dentro e crea trame interne.

La Fondazione Luigi Rovati è nata con un progetto museale in mente ben preciso ma che è anche tanto altro: è prendersi cura dei beni culturali; è dare sostegno alla ricerca e agli scavi; è fornire borse di studio a giovani studiosi; è una nuova agorà per la città.